Inizio sempre le mie sessioni di career coaching e counseling con una domanda aperta: “Che cosa ti ha portato qui?”.
E spesso, i clienti mi rispondono più con una serie di “non voglio” che con una chiara idea di ciò che desiderano. Ed è proprio da questi “non voglio” che inizia un viaggio profondo verso la consapevolezza di sé, la spogliazione delle credenze limitanti e la scoperta del sé autentico.
Il Potere dei “Non Voglio”
Una cliente recente, Chiara (nome di fantasia), si è presentata con una lista ben chiara di ciò che non voleva più nella sua vita professionale. Non voleva più svegliarsi con l’angoscia di andare in un ufficio che la soffocava. Non voleva più sentirsi costretta a soddisfare aspettative che non rispecchiavano i suoi valori. Non voleva più sentire che la sua carriera non era in sintonia con chi era davvero.
Ma ciò che mancava a Chiara, come a molte altre persone che seguo, era una visione chiara di ciò che desiderava al posto di tutto ciò che stava rifiutando. Ed è qui che il lavoro del coaching e del couseling diventa davvero significativo.
I “non voglio” sono un punto di partenza essenziale. Rappresentano una fase di pulizia, di eliminazione del superfluo, di tutte quelle credenze e aspettative che ci sono state imposte dalla società, dalla famiglia o dalle esperienze passate. Ma fermarsi a ciò che non si vuole significa rimanere intrappolati in un limbo, senza un reale progresso verso una vita più autentica.
Dalla Spogliazione alla Scoperta del Sé
Durante la prima sessione, abbiamo iniziato a esplorare il mondo di Chiara partendo proprio dai suoi “non voglio”. Mi ha raccontato come la sua visione del lavoro fosse stata modellata da ciò che le era stato insegnato a considerare “giusto” o “stabile”. Tuttavia, quelle convinzioni non le appartenevano davvero e, con il tempo, avevano iniziato a creare un profondo malessere.
Uno dei passaggi più potenti del nostro incontro è stato proprio l’atto di spogliazione da queste credenze irrazionali. Ho invitato Chiara a esplorare da dove provenivano i suoi “non voglio” e a chiedersi se davvero rispecchiassero i suoi valori o fossero frutto di condizionamenti esterni. Abbiamo lavorato su esercizi di riflessione e tecniche di autoesplorazione per distinguere il suo vero sé dai condizionamenti acquisiti.
Provo a darti qualche spunto su cui riflettere:
- Quali aspetti della mia infanzia potrei provare ad inserire nel mio lavoro?
- Se la bambina della mia infanzia potesse vedere che tipo di lavoro sto facendo oggi, penserebbe…
- Il fallimento nella mia famiglia è sempre stato definito come…
- Che cosa non hanno capito i miei genitori del mio modo di affrontare il mondo del lavoro?
- Che cosa la scuola ha contribuito a soffocare in me? Che cosa desidererei modificare del mio percorso scolastico o universitario?
La Riscoperta di Ciò che Conta Davvero
Man mano che Chiara si liberava dei “non voglio”, ha iniziato a identificare ciò che realmente voleva. Questo processo non è mai immediato, e può richiedere del tempo. Ma la consapevolezza che ne emerge è incredibilmente liberatoria.
Abbiamo parlato di come desiderasse un lavoro che le permettesse di sentirsi utile, di poter esprimere la sua creatività e di contribuire a qualcosa di più grande. Aveva finalmente iniziato a mettere a fuoco ciò che per anni era rimasto oscurato dai “non voglio”.
Da lì in avanti, il nostro lavoro è stato focalizzato sulla costruzione di un piano concreto per raggiungere questi obiettivi. Il percorso di coaching e il counseling non solo contribuisce a prendere maggiore consapevolezza consapevolezza, ma, attraverso strumenti pratici, dà forma e struttura ai desideri autentici. Una volta chiari i bisogni, abbiamo iniziato a progettare le azioni concrete necessarie per trasformare quelle intuizioni in realtà.
I “Non Voglio” Come Bussola del Cambiamento
Ciò che mi colpisce sempre, sessione dopo sessione, è quanto i “non voglio” possano essere una bussola potente. Non ci indicano esattamente dove andare, ma ci dicono chiaramente quali strade evitare. Rappresentano un invito a prendere coscienza di ciò che non ci appartiene, per poter fare spazio a ciò che invece risuona profondamente con la nostra essenza.
Nel percorso di coaching e counseling, i “non voglio” si trasformano da blocchi a opportunità. Diventano l’occasione per riscoprire ciò che conta davvero, per allineare la propria vita professionale (e personale) ai propri valori più autentici. Il vero cambiamento inizia da lì, da quella spogliazione, da quel momento di verità in cui decidiamo di lasciar andare ciò che non ci serve più.
E così, da un semplice “non voglio”, Chiara è riuscita a riscoprire una nuova direzione professionale. Non quella imposta dall’esterno, ma quella che le appartiene davvero.