Volersi bene vuol dire FARE qualcosa
e per volersi bene bisogna STIMARSI
Giorgio Piccinino
Nel contesto sociale attuale, le persone LGBTQ+ affrontano sfide uniche legate alla loro identità di genere e al loro orientamento sessuale. Il processo di coming out, spesso accompagnato da discriminazioni e stigma, può mettere a dura prova la salute mentale e fisica di chi lo vive. Tuttavia, un progetto innovativo come əmpowerment, emerge come un faro di speranza e cambiamento: un percorso integrato di sport, coaching e counseling.
Il progetto əmpowerment si basa su una visione olistica del benessere, per favorire l’autonomia, la resilienza e l’autostima delle persone LGBTQ+ e, nella sua prima edizione, si è proposto di allenare 8 persone transgender e non-binarie a sviluppare competenze e strumenti pratici per migliorare la percezione di sé e del proprio corpo in evoluzione, saper valorizzare il proprio ruolo nella relazione e gestire il minority stress negoziando la propria visione del mondo.
Basandomi sul mio lavoro di Professional Counselor con genitori e giovani LGBTQ+, ho sviluppato un programma articolato in 10 incontri strutturati attorno a tre moduli principali: il sé individuale, il sé in relazione con il gruppo e il sé in relazione con il mondo esterno.
Nell’incontro di avvio abbiamo allenato la capacità di raccontarsi partendo dalle proprie basi sicure, competenze e passioni e dalla propriocezione fisica, poiché, per affrontare i cambiamenti e soprattutto i momenti difficili nella vita, è necessario avere un senso di sé solido. Questo è strettamente collegato alla consapevolezza del nostro valore e delle nostre potenzialità fisiche (equilibrio, coordinazione, forza, resistenza).
Nel primo modulo abbiamo lavorato sulla percezione del sé per prendere consapevolezza di quanto il nostro modo di pensarci condizioni i nostri comportamenti, le nostre emozioni e le nostre transazioni. Ogni partecipantə ne ha fatto esperienza diretta disegnando come si pensava, come si vedeva allo specchio, come pensava che le altre persone lə vedessero e come veniva disegnatə dallə compagnə più vicino. Questo ha dato loro l’opportunità di arricchire l’immagine che avevamo di se stessə anche attraverso la contaminazione della visione dell’altro. E, imparando le caratteristiche delle emozioni principali, hanno acquisito uno strumento pratico per gestire quelle “difficili” di fronte alle parti del loro corpo che a loro non piacciono e che non possono cambiare, ancorandosi e valorizzando tutte le altre. Hanno infine allenato fisicamente le quattro capacità motorie principali (forza, resistenza, coordinazione e flessibilità) scoprendo i loro talenti sportivi da una parte e osservando i loro limiti dall’altra. E hanno poi ricevuto schede tecniche di workout per continuare ad allenare la loro consapevolezza corporea.
Nel secondo modulo abbiamo esplorato le capacità di ascolto e di comunicazione, finalizzate alla differenziazione e valorizzazione di sè nel gruppo. Questo, attraverso esercizi pratici sugli assiomi della comunicazione di Paul Watzlawick e l’elaborazione di un racconto di sé avvalendosi anche del supporto e di feedback del gruppo. Poiché raccontarsi bene ci dà una chance in più per dire la nostra, per avere controllo sui nostri obiettivi e per influenzare la relazione con l’altro. In questa fase il corpo viene utilizzato come strumento di comunicazione, prima attraverso esercizi a coppie che allenano le capacità di anticipo e di coordinazione oculomotori e spazio-temporale, poi attraverso esercizi a squadre dove ə partecipantə, scegliendo il loro ruolo nel gruppo in base ai loro punti di forza, si sfidano nelle gare a staffette. Al gruppo sono stati consigliati infine alcuni libri e film che trattano di sport, comunicazione e diversità.
Nel terzo modulo abbiamo sviluppato strumenti di valorizzazione della propria unicità rispetto a stereotipi e pregiudizi socio-culturali, per allenare le capacità di negoziazione e resilienza. Qui abbiamo chiesto a ciascuna persona apparente al gruppo di creare un collage dei messaggi invalidanti subiti e/o ascoltati attraverso i media sulle persone transgender. Successivamente, in gruppo, hanno colto l’occasione di trasformare le discriminazioni in informazioni sul mondo dell’altro e di scegliere di prepararsi a rispondere in maniera competente, negoziando la propria visione del mondo. Dal punto di vista motorio ə partecipantə hanno sperimentato sul campo allenamenti funzionali di gruppo a circuito, al fine di muoversi in modo proattivo e consapevole di fronte alle sfide piccole e grandi della vita quotidiana.
A conclusione del percorso abbiamo trasmesso due strumenti pratici volti a continuare a coltivare la propria autostima in autonomia. Questo attraverso la creazione da parte di ciascuna persona di un elaborato che raccontasse basi sicure, valori, competenze, passioni e desideri da arricchire nel tempo e schede di allenamento personalizzate per obiettivo per esercitarsi a uno stile di vita nutriente, soprattutto durante il percorso di affermazione di genere.
Uno degli elementi fondamentali del progetto è stata la creazione di uno spazio sicuro e inclusivo in cui ə partecipantə hanno potuto esprimersi liberamente e condividere le proprie esperienze. Questo ambiente accogliente ha favorito il confronto tra vissuti simili e prospettive diverse, incoraggiando la crescita personale e il sostegno reciproco.
I feedback dellə partecipantə, oltre a un maggiore senso di fiducia nel perseguire i propri obiettivi, hanno evidenziato l’impatto positivo del percorso əmpowerment sulla percezione di sé e delle loro capacità. L’approccio integrato di sport, coaching e counseling offre dunque strumenti pratici per affrontare le sfide quotidiane e promuove un maggiore benessere fisico, emotivo e sociale.
In un mondo ancora permeato da stereotipi e pregiudizi, progetti come əmpowerment giocano un ruolo fondamentale nel contribuire al miglioramento della salute psicofisica delle persone dell’acronimo e aprono nuove opportunità per costruire comunità più solidali e rispettose della diversità.
Dal successo del progetto è nata l’idea della Masterclass MeNoStress, che mira a promuovere l’unicità dell’individuo nell’ambito professionale. Questa iniziativa si propone di aumentare la consapevolezza delle persone sul benessere e sulla diversità al lavoro, contribuendo così a creare ambienti lavorativi più accoglienti.